Condividi articolo

Il cambiamento climatico, la transizione energetica e lo sviluppo sostenibile sono temi di crescente interesse a livello globale. In questo contesto gli strumenti finanziari svolgono un ruolo di primaria rilevanza per canalizzare risorse verso progetti ecologici e sostenibili. La regolamentazione dell’Unione Europea, negli ultimi decenni, è stata influenzata da questo delicatissimo tema. Diversi progetti regolamentativi sono nati per affrontare il problema del greenwashing, ovvero la pratica di presentare un prodotto o un’azienda come più ecologici di quanto siano in realtà. Il Piano d’Azione per la Finanza Sostenibile dell’Unione Europea, noto come Action Plan, presentato nel 2018, in risposta all’Accordo di Parigi 2015, è una strategia chiave per indirizzare i flussi finanziari verso attività sostenibili. Tale documento è caratterizzato dalla tassonomia verde che elenca le attività economiche considerate sostenibili. Questo aiuta a prevenire il greenwashing fornendo una chiara definizione del significato in senso stretto di “sostenibile”. All’interno dell’Action plan sono stati identificati 6 obiettivi da raggiungere perché un’attività economica possa definirsi ecosostenibile:

  1. mitigazione del cambiamento climatico;
  2. adattamento al cambiamento climatico;
  3. utilizzo sostenibile e protezione delle risorse idriche e marine;
  4. riduzione e maggior riciclo possibile dei rifiuti, nella direzione dell’economia circolare;
  5. riduzione e controllo dell’inquinamento;
  6. protezione della biodiversità e della salute degli eco-sistemi.

Inoltre, al fine di definire un’attività ecosostenibile, è necessario che essa contribuisca a realizzare uno degli obiettivi su elencati senza impattare negativamente su di nessuno degli stessi e purchè sia portata avanti nel rispetto di garanzie sociali minime. La normativa europea trova suo successivo sviluppo nella “Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR)”. Tale documento ha, come obiettivo prioritario, l’indicazione volta ad aumentare la trasparenza nel mercato finanziario riguardo alle questioni di sostenibilità e al miglioramento dell’informazione per gli investitori. La SFDR trova applicazione ad una vasta gamma di attori finanziari, ossia: gestori di fondi,fondi pensione, assicurazioni,consulenti finanziari, etc. La regolamentazione identifica obblighi di informativa. Infatti, le istituzioni finanziarie hanno l’obbligo di divulgare l’integrazione dei rischi di sostenibilità nei loro processi decisionali e nella governance, fornendo dettagli della misura in cui i singoli prodotti finanziari contribuiscano al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità non trascurando il grado di rischio associato. I prodotti finanziari sono classificati , all’interno del SFDR, in base al loro grado di sostenibilità:

  • Articolo 6: Prodotti senza un obiettivo di sostenibilità,
  • Articolo 8: Prodotti che promuovono caratteristiche ambientali o sociali,
  • Articolo 9: Prodotti che hanno un obiettivo di sostenibilità specifico.

L’unione Europea , dopo lo sviluppo dell’Action Plan e del regolamento SFDR, nel gennaio 2023 , ha approvato la Direttiva sulla Corporate Sustainability Reporting (CSRD) che mira a migliorare la trasparenza e la qualità delle informazioni sulla sostenibilità fornite dalle aziende. Questa direttiva rappresenta un aggiornamento e un ampliamento della precedente Direttiva sul Reporting Non Finanziario (NFRD) e si inserisce nel contesto più ampio della strategia dell’UE per la finanza sostenibile. La CSRD trova applicazione ad un elevato numero di aziende tra cui: grandi aziende (con più di 250 dipendenti, un fatturato superiore a 40 milioni di euro o un attivo di oltre 20 milioni di euro), le aziende quotate in borsa (indipendentemente dalla loro dimensione) ed alcune piccole e medie imprese se quotate. In sintesi, gli obiettivi della CSRD sono: a) fornire agli investitori e agli altri stakeholder informazioni più dettagliate e comparabili sulle pratiche di sostenibilità delle aziende; b) promuovere la responsabilità delle aziende riguardo ai loro impatti ESG seguendo l’allineamento con la tassonomia verde. I green bond rappresentano uno degli strumenti rilevanti nell’ambito della finanza sostenibile, volti al finanziamento di iniziative ambientali come l’energia rinnovabile, la gestione sostenibile delle risorse idriche e la riduzione delle emissioni di gas serra. I proventi derivanti da Green e Social Bond saranno utilizzati per finanziare o rifinanziare nuovi o esistenti progetti, investimenti in equity o altri strumenti green che rientrano nelle Eligible Categories e soddisfano gli Eligibility Criteria come definiti all’interno del Green, Social and Sustainability Bond Framework. Il framework assume rilievo in merito al fatto che diventa elemento indispensabile per gli investitori per individuarne l’utilizzo, per monitorare e rendicontare i proventi delle obbligazioni per garantire trasparenza e responsabilità. Ciascun Green, Social o Sustainability Bond può concentrarsi su una, più di una, o tutte le Eligible Categories , diviene, così, strumento significativo nel contribuire alla promozione dello sviluppo sostenibile. I social bond e i green bond sono strumenti finanziari che raccolgono fondi per finanziare progetti con impatti positivi, ma si differenziano per il tipo di progetti che supportano. Infatti i green bond sono obbligazioni emesse per finanziare progetti che hanno benefici ambientali, contribuendo alla sostenibilità e alla mitigazione dei cambiamenti climatici al fine di sostenere la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio e ridurre l’impatto ambientale. Mentre i Social Bond sono obbligazioni emesse per finanziare progetti che hanno benefici sociali, mirando a migliorare il benessere delle comunità e delle persone affinchè si promuova l’equità sociale e il miglioramento della qualità della vita, con particolare attenzione a gruppi vulnerabili. Il primo green bond fu emesso dalla Banca Mondiale nel 2008, e da allora questo mercato ha visto una crescita vertiginosa. L’interesse verso i green bond deriva sia dall’urgenza delle problematiche ambientali, sia dalla domanda di investimenti responsabili da parte di un numero crescente di investitori istituzionali. Le peculiarità principali dei green bond sono: la trasparenza, la certificazione e il rendimento competitivo. La trasparenza è importante perchè gli emittenti di green bond devono fornire informazioni chiare e trasparenti su come i fondi saranno utilizzati; in linea generale, viene elaborato un rapporto di allocazione che documenta l’uso del capitale raccolto. La certificazione dei green bond è ad opera di agenzie indipendenti che verificano il grado di rispetto dei progetti finanziati in rapporto ai criteri di sostenibilità ambientale. Il rendimento competitivo identifica come i green bond offrano rendimenti finanziari comparabili a quelli delle obbligazioni tradizionali. Questo rende i green bond attraenti per gli investitori che desiderano bilanciare profitto e impatto positivo. Dalla loro creazione, i green bond hanno conosciuto una crescita straordinaria, diventando uno dei principali veicoli per finanziare la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Secondo la Climate Bonds Initiative (CBI), il mercato dei green bond ha superato i 500 miliardi di dollari di emissioni globali nel 2021, con un forte incremento nelle emissioni da parte di governi, aziende private e istituzioni finanziarie internazionali. I principali emittenti di green bond sono istituzioni sovranazionali come la Banca Mondiale, a cui si sono affiancati, negli ultimi anni, anche governi nazionali e aziende private che hanno iniziato ad investire su questo strumento. I vantaggi offerti dai green bond sono numerosi: il primo è la diversificazione del portafoglio sull’impatto sociale e ambientale positivo mentre il secondo vantaggio è la risposta alle richieste del mercato. Tuttavia, esistono anche alcune criticità legate a questo strumento: il greenwashing, ovvero l’utilizzo del marchio “green” per attirare investitori senza che i progetti finanziati abbiano un reale impatto positivo sull’ambiente. E’ evidente come vi sia una carenza di standardizzazione che spicca anche in presenza di iniziative come i Green Bond Principles. Il futuro dei green bond appare invitante, grazie alla crescente attenzione verso la finanza sostenibile e agli impegni globali per la riduzione delle emissioni di CO2. Le istituzioni pubbliche e private continueranno probabilmente a emettere green bond come strumento per finanziare le infrastrutture sostenibili e progetti per l’energia pulita. Inoltre, il mercato potrebbe evolversi ulteriormente con l’introduzione di nuovi strumenti finanziari legati alla sostenibilità, come i sustainability-linked bond (SLB). A differenza dei green bond, in cui i fondi raccolti sono vincolati a specifici progetti ecologici, gli SLB non richiedono che il denaro sia destinato a particolari iniziative. Invece, premiano o penalizzano l’emittente in base alla capacità di raggiungere determinati traguardi ESG. Il primo SLB fu emesso nel 2019 da Enel, uno dei principali produttori di energia a livello mondiale. L’azienda ha legato l’emissione del bond a obiettivi di incremento della quota di energia rinnovabile prodotta. Il successo di questa emissione ha dato impulso al mercato degli SLB, che ha continuato a crescere rapidamente. Tuttavia, per sfruttare il loro potenziale, è essenziale migliorare la trasparenza, la standardizzazione e la definizione di KPI così da garantire un futuro sostenibile al pianeta. Il futuro è nelle mani di chi saprà scegliere se investire in green bond piuttosto piuttosto che in strumenti obbligazionari tradizionali. Questa scelta può essere compiuta solo dopo che si sono analizzati i loro andamenti e le loro differenze, che risultano essere due. La prima consiste nel fatto che gli investitori in obbligazioni verdi hanno una sensibilità marcata nei confronti di tematiche legate ad ambiente e sostenibilità, sia per orientamenti specifici della proprietà, sia per le sempre più tangibili richieste in questa direzione da parte dei portatori di interessi. Il che comporta che il fatto che gli investitori non sono unicamente interessati al rendimento in quanto tale, ma alle duplici performances dei titoli che vengono sottoscritti: sia ambientale sia economica; quest’ultima potrà anche essere più contenuta di un prodotto tradizionale a causa del risultato offerto sul primo fronte. La seconda differenza è basata sulla teoria dell’asset pricing che collega i possibili minori rendimenti dei green bond ad alcune loro caratteristiche che procrastinano nel tempo l’ottenimento di profitti realmente soddisfacenti in virtù della tipologia di investimenti selezionati. Inoltre, le obbligazioni verdi sono soggette a continuo monitoraggio, sia rispetto agli obiettivi ambientali da raggiungere, sia nei confronti della reale destinazione dei proventi finanziari dopo l’emissione. La scelta i green bond nasce dalla presa di coscienza morale verso il futuro per il futuro del pianeta.

Condividi articolo

Iscriviti alla newsletter

Assoreti

Vuoi partecipare al progetto FIA?

Sei studente di una delle Università convenzionate?
Aderisci anche tu al progetto! Puoi confrontarti con professori ed esperti in materia finanziaria e contribuire al sito.

Temi

Seguici su

Correlati